30.9.06

Novità

Alcune novità per il nostro blog.
Al posto del guestbook, trovete il forum della sezione. Un nuovo spazio, bello graficamente, in cui potete interagire ancora di più. Dopo la registrazione potete scrivere e commentare quello che volete. Darci consigli, aprire discussioni e farci domande sul regolamento o su altri dubbi che vi verranno in mente. Potrete anche lasciare solo un messaggio, se vorrete dalla tagboard nella home page (una sorta di guestbook, ma più interattivo), per ora è libera a tutti. Spero vi piaccia la novità e che possiate partecipare numerosi.
Ciao e buona navigazione

27.9.06

L'arbitro ed i suoi riflessi!!

Provate i vostri riflessi....

Il linguaggio non verbale

L'arbitro fin dal momento in cui arriva al campo trasmette segnali. La comunicazione che avviene tra le persone è soprattutto una comunicazione non verbale, la distanza prossemica, la gestualità, ecc. L'arbitro nel corso di una gara diviene colui che decide e, come tale, deve a che fare con il linguaggio non verbale

"Studiare, approfondire, osservare maggiormente il linguaggio non verbale è un'esperienza affascinante che arricchisce la visione e la descrizione del mondo.
Tutti riconoscono il valore di gesti, atteggiamenti, comportamenti nel favorire o talvolta ostacolare la comunicazione, anzi il linguaggio non verbale spessissimo viene utilizzato come "codice di controllo" della comunicazione verbale nonostante pochi ne hanno fatto materia di studio.
Chi volesse tentare di "imparare", nel senso tradizionale del termine, questo linguaggio, probabilmente dovrà procedere per gradi, prima individuando i segnali non verbali più usati per poi tentare di scoprirne i significati e le possibilità di utilizzo. L'obiettivo della conoscenza potrà essere non solo quello di affinare le proprie capacità comunicative attraverso l'utilizzo consapevole del linguaggio non verbale (traguardo molto difficile da raggiungere), ma soprattutto quello di poter interpretare più chiaramente il messaggio dell'interlocutore e soprattutto "allargare " la conoscenza di sé.

Facilmente si può avere la percezione di che cosa è il linguaggio non verbale immaginando di trovarsi all'estero senza conoscere la lingua: quando ci servirà la collaborazione di un'altra persona occorrerà attingere a risorse diverse dalle parole e per le comunicazioni "di routine" e/o quelle riconducibili al contesto non sarà difficile!!
Al di là delle differenze culturali, anche a volte contrastanti dei vari Paesi, è come se esistesse per la specie umana un codice di linguaggio universale. Usualmente il linguaggio non verbale è contemporaneo al linguaggio verbale e ciascuno secondo la propria inclinazione, educazione o contesto sceglierà per lo più inconsapevolmente di utilizzare maggiormente l'uno o l'altro.

Risulta facile accorgersi che se non c'è congruenza tra i due tipi di segnali l'interlocutore "tenderà le orecchie" essendosi avvalso del linguaggio non verbale per "controllare quello verbale". Acquistano così importanza il tono della voce, la mimica, l'atteggiamento, la distanza, la gestualità segnali che non hanno significati univoci e che possono essere anche facilmente fraintesi (il sorriso è ironico o segnale di gioia? Il silenzio è insicurezza o scelta consapevole? ...).

Si può tentare di individuare alcune "regolarità" anche nelle forme di espressione del linguaggio non verbale proprio per quello che attiene all'atteggiamento, alla mimica, alla gestualità, alla distanza, al tono.

Il tono riguarda la sonorità delle espressioni dell'individuo e quindi l'intonazione, il ritmo, ma anche il sospiro o il silenzio; per mimica intendiamo tutto quello che si può osservare sul viso di una persona; per atteggiamento possiamo intendere la postura dell'individuo ed anche i movimenti che la modificano (spostarsi di lato, incrociare le braccia…), la distanza è quella che ci separa dagli altri o i movimenti per regolarla (per es. indietreggiare); nella gestualità comprendiamo tutti i gesti delle braccia ed alcune azioni riconoscibili come "gesti" : grattarsi la testa, schiacciarsi la punta del naso…

Come tutte le classificazioni anche questa presenterà delle difficoltà volendo analizzare alcuni comportamenti o segnali, ma può aiutarci a stimolare il nostro senso di osservazione. Altre capacità che contribuiscono a questo apprendimento sono una buona capacità di ascolto e una buona dose di empatia in quanto comprendere il proprio mondo emotivo aiuterà a intuire quello degli altri.
Attraverso l'osservazione, la capacità di ascolto e l'empatia riusciremo a riconoscere il linguaggio del corpo per poi passare ad interpretarlo e … giudicarlo positivo/negativo in base a criteri di onestà/sincerità, congruenza/incongruenza, spontaneità/autodisciplina, scherzo/ironia.

Occorre però molta prudenza: nessun criterio è assoluto, anche quello che ci sembra il più accettabile; anche la sincerità a tutti i costi potrebbe risultare inopportuna e/o offensiva, inaccettabile. Inoltre, regola fondamentale del linguaggio non verbale è quella che nessun segnale da solo ha un preciso potere enunciativo e che il linguaggio verbale e quello non verbale sono interdipendenti e quindi, nell'interpretazione, dobbiamo tener conto necessariamente di entrambi.


25.9.06

L'angolo del regolamento #3




Un calciatore correndo con il pallone
in suo possesso, vede un difensore di fronte
a lui e si sposta all’esterno del terreno
di gioco (sul campo per destinazione) per
evitarlo e continuare a giocare. L’avversario
lo trattiene oltre la linea laterale. Quale
deve essere la decisione dell’arbitro?









Quale deve essere la decisione da parte dell'arbitro?
Risultati





Soluzione quiz #2

Alla domanda
Una rimessa dalla linea laterale è effettuata dalla squadra attaccante ed il pallone si dirige verso il portiere della squadra avversaria. Il portiere manca il pallone ed un suo compagno lo devia sopra la sbarra trasversale con un colpo di pugno

il 50% di voi mi ha risposto
CALCIO DI RIGORE ED AMMONIZIONE, infatti è la risposta giusta!
Credevo comunque che che la percentuale fosse ben più alta.
Infatti dal punto di vista tecnico niente è nuovo! Il difendente tocca all'interno della propria area di rigore il pallone volontariamente e quindi va sanzionato con un calcio di rigore. Nonostante questo ricordo che da una rimessa dalla linea laterale, non è possibile effettuare una rete direttamente, di conseguenza l'azione non comportava una evidente e chiara occasione da rete. Come tale, il giocatore compagno del portiere, non è passibile di espulsione, ma di ammonizione per comportamento antisportivo.

A domani col prossimo quiz!

23.9.06

Perdono Terranuova


La pubblicità per il corso è iniziata dalla festa a Terranuova con le migliaia di volantini distribuiti in questo fine settimana. Mi raccomando diffondete..diffondete...diffondete!!!

22.9.06

Lo Streching

Lo stretching – letteralmente l’ ”allungarsi” – è una forma di attività fisica finalizzata all’estensibilità muscolare che può essere praticata come una ginnastica o come una tecnica di riscaldamento o allenamento.
Adatta per tutte le età e per entrambi i sessi, praticabile ovunque e in qualunque condizione fisica, essa ha un effetto benefico sul sistema nervoso, sul sistema cardiovascolare e su quelli muscolare e articolare.
Praticato regolarmente dagli atleti, prima e dopo una prestazione sportiva, lo stretching consente di mantenere la flessibilità dei muscoli e delle articolazioni, prevenendo strappi e stiramenti. La semplicità dell’esecuzione e la sua adattabilità alle differenze individuali di tensione muscolare e di flessibilità, tuttavia, la rendono utile per tutti coloro che vogliono semplicemente ridurre il grado di stress, riequilibrando le naturali tensioni psico-fisiche o per mantenere la propria condizione fisica. Le controindicazioni sono peraltro minime: lo stretching è sconsigliato solo a coloro che hanno subito da poco operazioni chirurgiche o hanno sofferto di problemi legati alle articolazioni e muscoli o a coloro che sono rimasti a lungo inattivi e sedentari. Tutti gli altri dovranno solo assicurarsi di eseguire gli esercizi di allungamento in modo corretto, di praticarlo con un certa regolarità e di non forzare i limiti imposti dalle proprie condizioni fisiche.

I benefici dello stretching

La pratica dell’allungamento, se eseguita correttamente e con regolarità, può produrre i seguenti benefici:

Riduzione della tensione muscolare
Maggiore facilità di coordinamento dei movimenti del corpo
Preparazione psicofisica all’attività sportiva
Prevenzione degli strappi muscolari
Consapevolezza del proprio corpo, delle sue potenzialità e dei suoi limiti
Maggiore circolazione sanguigna
Benessere generale, sia nella mente che nel corpo

Poggiato sulle stesse basi fisiologiche di quelle che governano i sistemi propriocettivi di controllo del movimento, lo stretching richiede particolare attenzione alla respirazione che dovrà essere lenta, controllata e ritmica, adatta alle posizioni che si assumono e mai in contrasto con quella naturale.
Esso dovrà inoltre essere preceduto da una fase di riscaldamento e poi eseguito gradualmente, passando da una fase di tensione “facile” ad una di “sviluppo” che consenta di aumentare la flessibilità con piacevolezza e senza traumi. Ogni posizione, sua nella prima fase che nella seconda, dovrà essere mantenuta ferma da un minimo di 10 ad un massimo di 30 secondi. Al termine di ogni posizione, la tensione dovrà essere allentata anch’essa con gradualità, evitando movimenti bruschi che potrebbero compromettere la flessibilità acquisita.

Alcuni facili esercizi di stretching

Tensione del polpaccio
Ponendosi in piedi di fronte ad un muro o ad altro supporto, accostare la fronte sui dorsi delle mani incrociate e appoggiate sul muro. Piegare una gamba e portarla in avanti, mentre la gamba mantenuta posteriormente dovrà essere messa in tensione, con il piede a pieno contatto con il suolo. Mantenendo tale posizione, muovere il bacino in avanti fino ad avvertire la tensione del polpaccio, aumentandola gradualmente e passando quindi da una tensione “facile” ad una tensione di “sviluppo”. Ripetere l’esercizio cambiando la posizione delle gambe e allungando l’altro polaccio.



Tensione per l’area inguinale in posizione seduta
Assumere una posizione seduta per terra e accostare le piante dei piedi tenendo le dita degli stessi stretti con le mani senza avvicinare troppo i talloni verso l’interno delle cosce. Flettersi in avanti fino ad avvertire la tensione nell’area inguinale. Stare attenti a guardare di fronte e a non spostare troppo in avanti né la testa né le spalle.



Dopo aver terminato l’esercizio, allungare una gamba e piegare l’altra verso l’interno, facendo sì che il piede della gamba piegata tocchi la parte interna della coscia della gamba tenuta dritta. Quindi flettersi in avanti in direzione di quest’ultima aiutandosi con le braccia, fino ad avvertire la tensione. Anche in questo caso, bisognerà stare attenti a non piegare testa e spalle. L’esercizio andrà quindi ripetuto invertendo la posizione delle gambe.



Tensione per l’area inguinale in posizione supina
Stendersi in posizione supina ed accostare le piante dei piedi fino a congiungerli divaricando le ginocchia. Rilassare il bacino fino ad avvertire una tensione dei muscoli dell’area inguinale.



Al termine dell’esercizio, stendere le gambe e portare le braccia tese sopra la testa. Stendere la mani e gli avampiedi fino ad avvertire la tensione di allungamento che coinvolgerà braccia, spalle, colonna vertebrale, addominali, muscoli intercostali, piedi e caviglie.



Mantenendo la posizione supina, portare le braccia in avanti, flettere una gamba e afferrare con le mani un ginocchio tirandolo dolcemente verso il petto. La tensione, in questa posizione, verrà avvertita nell’area lombare e nella parte posteriore della coscia. L’esercizio dovrà essere ripetuto con l’altra gamba.

da benessere.com

18.9.06

L'angolo del regolamento #2




Una rimessa dalla linea laterale è effettuata dalla squadra attaccante ed il pallone si dirige verso il portiere della squadra avversaria. Il portiere manca il pallone ed un suo compagno lo devia sopra la sbarra trasversale con un colpo di pugno









Quale deve essere la decisione dell'arbitro?
Risultati





Soluzione quiz #1

Bravi, bravi, bravi!!!!

Alla domanda: Un calciatore titolare scambia il proprio ruolo con il portiere senza informare preventivamente l'arbitro. Nell'azione successiva il nuovo portiere tocca il pallone con le mani all'interno della propria area di rigore

ben l'81% di voi mi ha votato la IV risposta, ovvero "Lascia continuare il gioco e alla prima interruzione ammonisce entrambi".
Ebbene sì è la risposta giusta, infatti anche se il portiere è il ruolo più particolare è uguale in tutto e per tutto agli altri.....(reg.3)
"Ciascun calciatore partecipante al gioco può scambiare il ruolo con il portiere a condizione che:
- l'arbitro venga informato prima che il cambio avvenga;
-lo scambio di ruolo si effettui durante un'interruzione di gioco."

Quindi chiunque può divenire portiere, come chiunque può divenire, nel corso della gara difensore o attaccante. Lo scambio del portiere, però, osserva questo procedimento unico. Con ciò l'unica sanzione è il comportamento antisportivo dei due compagni di squadra: il loro atteggiamento è contrario allo spirito del gioco, non avendo informato l'arbitro e non avendo effettuato lo scambio a gioco fermo, quindi entrambi non hanno ottemperato alle disposizioni della regola 3.

17.9.06

A proposito di regolamento



...simpatico spot sul fuorigioco.....

14.9.06

Saper allenarsi: la fisiologia dell'allenamento

Quando un arbitro scende in campo, è un concentrato di muscoli, ossa e nervi. E' un atleta!
Non possiamo più andare in campo non allenati, arriveremo lenti sulla palla, la mente non lucida, gli occhi offuscati e a quel punto sanzionare un fallo diventerebbe molto difficile. Non ce lo possiamo permettere, dobbiamo sempre di più divenire atleti.

L'arbitro deve essere una sintesi di preparazione atletica, tecnica e fisiologica.
Spero di farvi cosa gradita pubblicando alcuni post che parlano di allenamento, per poter poi, ognuno, interpretarle ed applicare con il suo metodo.
Matteo


Una caratteristica dell’allenamento è la specificità, che migliora sostanzialmente solo la funzione che viene allenata, normalmente a scapito della funzione che, dal punto di vista fisiologico, ha caratteristiche opposte. Così ad esempio, se si vuole migliorare la funzione cosiddetta “aerobica” questo si verifica a scapito della funzione “anaerobica” e viceversa. Analogamente, se si vuole migliorare la forza muscolare, il che implica un aumento della massa muscolare, questo va a scapito dell’agilità.

Per comprendere il problema dell'allenamento è utile richiamare i sistemi metabolici coinvolti nell'erogazione di potenza. Infatti, un allenamento focalizzato deve principalmente migliorare i sistemi metabolici specificamente coinvolti nell'attività fisica che si vuole allenare.Occorre qui presentare una molecola organica coinvolta nella liberazione di energia che viene indicata con la sigla ATP (adenosin trifosfato).L'ATP, identificata intorno agli anni trenta, ha grande facilità a liberare un gruppo fosforico e questa reazione chimica libera un pacchetto di energia.
Nel lavoro muscolare, e in altre forme di lavoro biologico, si ha una continua scissione di ATP per coprire le richieste energetiche.
A fronte di una necessità di energia, e quindi di ATP, le vie metaboliche devono continuamente resintetizzare nuovo ATP. L'accumulo di ATP nei muscoli e nelle cellule, in generale, è un fatto sostanzialmente impossibile biologicamente in quanto la molecola è molto pesante.

LAVORO ANAEROBICO ALATTACIDO
Ne è disponibile una quota relativamente piccola, circa 85 g. in tutto l'organismo (aumentabile in misura limitata), la quale libera energia sufficiente a compiere un lavoro massimale di 5-10 secondi (uno sprint sui 100 m, un salto o un sollevamento pesi).La disponibilità di ATP è il fenomeno autolimitante la durata dell'esercizio.
Questo tipo di esercizio viene definito anaerobico alattacido in quanto non interviene alcun meccanismo ossidativo nel processo di resintesi dell'ATP e non vi è produzione di acido lattico

LAVORO ANAEROBICO LATTACIDO
Per lavori massimali di durata maggiore, tra 10 e 90 secondi, la potenza erogata è inferiore (nella corsa sui 400 m. a velocità massima, questa sarà inferiore alla velocità massima sviluppata sui 100 m).

La resintesi di ATP è primariamente legata ad una via metabolica che porta alla formazione ed all'accumulo di acido lattico; questa via è anche anaerobica, ma viene detta anaerobica-lattacida perché appunto porta alla formazione di acido lattico. La riduzione di potenza si spiega con un limite posto alla velocità di resintesi di ATP necessaria a coprire la velocità di scissione dell'ATP stesso. Questa via metabolica presenta un altro limite legato al fatto che l'accumulo di acido lattico acidifica i fluidi organici (ambiente intracellulare, extracellulare e sangue); condizione questa che finisce per bloccare le vie metaboliche cellulari e che si manifesta, anche soggettivamente, come sensazione di fatica molto pesante (tipicamente si accompagna ad iperventilazione).

LAVORO AEROBICO
Per attività fisiche massimali di durata superiore ai 90 secondi, la potenza espressa cala ulteriormente (la velocità mantenibile sui 5000 o 10000 m. è sicuramente inferiore a quella sui 400 m). In questo caso, la resintesi dell'ATP è puramente realizzata attraverso una via metabolica, sostenuta dall'intervento dell'ossigeno e detta aerobica.

Il principio della SPECIFICITA' DELL'ALLENAMENTO deve quindi rispecchiare la principale caratteristica metabolica dell'esercizio in questione.
In dettaglio:
.1 - se lo sforzo richiede elevata potenza (sollevamento pesi, prove di velocità, salti, lancio del peso, sci di discesa) l'allenamento deve migliorare la componente anaerobica-alattacida.
.2 - se lo sforzo richiede potenza distribuita su un tempo più lungo (giochi di squadra, velocità prolungata) bisogna migliorare la componente anaerobica-lattacida
.3 - se o sforzo è puramente aerobico (sport di resistenza, sci di fondo, ciclismo, canottaggio, corsa dal mezzofondo in su) l'allenamento deve migliorare la capacità aerobica.Il tempo necessario per vedere dei miglioramenti nell'allenamento di tipo anaerobico è dell'ordine di qualche settimana, per quello aerobico 2-3 mesi.Le modificazioni indotte dall'allenamento anaerobico comportano un aumento della capacità di produrre acido lattico (di circa il 100%), un aumento della concentrazione di ATP nei muscoli (del 50%) e un aumento del 30-40% del corredo di enzimi che controllano le vie metaboliche anaerobiche.

da benessere.com

"Nuova" Sezione



Ma che bella la nostra sezione!!
Tommaso lascio anche qui l'url


13.9.06

L'angolo del regolamento #1




Regola 3









Un calciatore titolare scambia il proprio ruolo con il portiere senza informare preventivamente l'arbitro. Nell'azione successiva il nuovo portiere tocca il pallone con le mani all'interno della propria area di rigore.
Risultati





12.9.06

Novità

A grande richiesta ho inserito in alto a destra il guestbook. Cos'è?? Semplicemente una pagina dove potete scrivere commenti, consigli, e tutto quello che volete.
In più ogni settimana, a partire da domani inserirò un domanda sul regolamento. Provate a rispondere, poi vediamo se la maggioranza ha ragione o no. Tra una settimana la soluzione.
Mi raccomando.....senza aprire il regolamento eh!!!

"Allenamento visivo"



Attenzione alle decisioni prese!

11.9.06

Circolare #1

Ormai è partita la stagione e come ogni anno ci aspettano alcune piccole novità. Spero che lo abbiate già fatto, altrimenti vi pubblico qui sotto la circolare n.1
Buona lettura!

Circolare1-2006-07.pdf